Recensire il volume di Simone Aliprandi intitolato “L’Autore Artificiale – Creatività e proprietà intellettuale nell’era dell’AI” è un compito stimolante, in quanto l’autore offre un’analisi approfondita e dettagliata sull’intersezione tra creatività e proprietà intellettuale nel contesto dell’intelligenza artificiale.
Anzi, no. Ricominciamo.
Il primo capoverso di questa recensione non è opera mia, ma di ChatGPT. E leggendo il volume di Simone Aliprandi in questione diviene chiaro – anche per me che non sono un giurista – come io abbia pieno diritto di utilizzazione su queste righe e sulle successive (che sono tante, e mi avrebbero fatto terminare la scrittura di questo testo da un bel po’, senza sforzo). Esse sono state infatti generate da un input che è incontestabilmente mio (benché un po’ generico) – Scrivi una recensione del volume di Simone Aliprandi “L’Autore Artificiale – Creatività e proprietà intellettuale nell’era dell’AI” – e costituiscono l’output sul quale OpenAI, la società che sta “dietro” ChatGPT, si riserva la possibilità di utilizzare i contenuti “per propri scopi interni” lasciando però a me i diritti di utilizzazione, appunto.
Ed è attraverso una rete di diritti, eccezioni, casi storici e dilemmi intellettuali che Aliprandi guida il lettore, partendo da casi simili ai problemi posti oggi dall’Intelligenza Artificiale – lo sapevate che nel 2014 il Copyright Office degli Stati Uniti d’America ha voluto/dovuto chiarire ancora una volta cosa si intenda per “opere d’autore originali” a causa dei dubbi sollevati da un macaco che si è scattato un selfie? – per arrivare a definire o a far leggere sotto punti di vista diversi concetti quali la creatività, la proprietà intellettuale o la responsabilità degli sviluppatori di sistemi AI.
Il testo, nei suoi tre capitoli per quasi 150 pagine (a cui si aggiunge un’appendice di documenti), inquadra dapprima la questione dell’autorialità, connessa proprio al tema della creatività, per poi passare al rapporto tra AI e proprietà intellettuale attraverso l’analisi dei primi casi giurisprudenziali – e delle relative norme già applicabili. Una chicca è l’esperimento – pur senza pretese di scientificità – in cui si confrontano i risultati di diversi sistemi di generazione di immagini per rendere visibile il concetto di “somiglianza del contenuto”, fattispecie rara nel diritto d’autore “classico”, ma verosimilmente sempre più probabile in un mondo di creazioni generate con sistemi AI. Completa il tutto un capitolo che mette al centro dell’attenzione quei lunghi, noiosi testi che tutti, o quasi, evitiamo molto volentieri di leggere: i termini d’uso delle principali piattaforme web di intelligenza artificiale generativa; testi che in realtà contengono già molte informazioni utili e interessanti, qui riassunte e analizzate dall’autore con un linguaggio accessibile, e che per ora forniscono le risposte più concrete ai quesiti giuridici su questo tema indubbiamente di frontiera.
Riprendo di nuovo l’output di ChatGPT, cui stavolta ho chiesto di usare un tono “goliardico”: insomma, “L’Autore Artificiale – Creatività e proprietà intellettuale nell’era dell’AI” è un libro che ti fa sbirciare nel mondo dell’IA, della creatività e dei diritti, e ti fa sentire un po’ come un esperto anche se non lo sei. Con una buona dose di ricerca e un approccio accattivante, Aliprandi ti fa capire che il futuro è arrivato e che dobbiamo tenerci pronti per tutto ciò che l’IA ha in serbo per noi.
Andrea Mangiatordi (www.mangiatordi.net) – Licenza: CC BY-SA 4.0
Libro di Simone Aliprandi (Ledizioni, giugno 2023) – Info complete: https://aliprandi.org/books/autore-artificiale/.
Vedi anche: https://www.aiitalia.org/autore-artificiale