Oggi mi sono svegliato con una riflessione sulle AI, ma poi mi sono detto che probabilmente non fregava a nessuno, e si sarebbe spenta nel mare di parole dette da tutti. Partiva comunque da una delle cose che ho imparato frequentando Ettore Sottsass, ovvero il fattore umano. Ettore non dimenticava mai le persone, e come avrebbero interagito con i suoi oggetti, i suoi mobili, gli spazi che andava a creare. Per cui più che pensare alla pericolosità dell’impatto nel mondo creativo da parte delle IA bisognerebbe pensare alle persone che le stanno utilizzando. Oppure dove vogliamo spingerci noi umani usandole. Una volta che saremo stati abbastanza bravi da insegnare a una IA a riprodurre fedelmente i nostri sogni, quale sarà lo step successivo? Sembrava che il problema di pochi mesi fa fosse che disegnavano male le mani, ma ora lo fanno abbastanza bene, se guidate da qualcuno di esperto. Era tutto lì il problema? Come possiamo utilizzarle al di là di molti sterili giochetti che producono ulteriori pile di spazzatura visiva scaricata in rete? Tutta questa questione nasconde qualcosa di più profondo, e non riesco a togliermi dalla testa che alla base (oltre alla inevitabile speculazione), ci sia un profondo disgusto e demoralizzazione nei confronti dell’umanità, mancanza di progettazione del futuro, paura, disillusione (chi me lo fa fare di imparare a disegnare se poi tutti i miei tentativi di viverci dignitosamente non vanno da nessuna parte? E allora che vada a puttane tutto il mondo della creatività!), mancanza di fantasia. Quelli bravi sapranno fare tesoro di considerazioni filosofiche, umanistiche e sociali a riguardo, più che correre dietro a inutili tecnicismi.
Massimo Giacon, storico autore e innovatore del fumetto italiano a partire dagli anni 80, designer, artista, musicista.
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